Kriya Yoga

Kriya Yoga

La scienza del Kriya Yoga è divenuta molto nota in India ad opera del grande Yogi di Benares Lahiri Mahasaya, che l’apprese dal suo Guru Babaji verso la fine dell’ottocento e ne ravvivò e 

snellì le tecniche rendendole adatte a tutti i sinceri ricercatori.
In occidente è diventata nota grazie all’opera di Paramahansa Yogananda, che nel 1920 fu inviato in America dal suo Guru - Sri Yukteswar, uno dei più avanzati discepoli di Lahiri Mahasaya, su espressa richiesta dello stesso Babaji - a portare le pratiche del Kriya Yoga e la conoscenza delle verità eterne universali (chiamate in India Sanaatan Dharma) nel mondo occidentale.
Da quel momento e fino alla sua morte, avvenuta nel 1952, egli visse negli Stati Uniti d’America, dove fondò un’organizzazione che chiamò Self Realization Fellowship e iniziò al Kriya decine di migliaia di sinceri ricercatori ispirandoli a dedicare la propria vita a realizzare Dio. La sua opera è stata inoltre divulgata da altri discepoli viventi, come Swami Kriyananda, fondatore delle comunità spirituali di Ananda e Roy Eugene Davis, fondatore del Center for Spiritual Awareness.
 
Kriya significa azione e yoga significa unione e quindi unione con l’Infinito attraverso una determinata azione o rito (kriya). Si dice che uno Yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica venga gradualmente liberato dal Karma, la catena della legge di causa-effetto e delle sue azioni equilibranti. Il Kriya in realtà è una scienza molto antica a cui si fa riferimento anche in due versi della Bhagavad Gita (IV, 29 e V, 27 e 28) e in altrettanti versi degli Yogasutra di Patanjali (II, 1 e 49). Il secondo capitolo degli Yogasutra è un trattato sul Kriya e comincia con la frase “il Kriya Yoga è composto da Tapas (disciplina corporea), Swadhyaya (studio del Sé e delle scritture) e Isvara Pranidana (abbandono a Dio)”. Questo ci fa capire che il Kriya Yoga è una scienza che affonda le radici nella storia della spiritualità indiana.
Yogananda andava anche oltre, dicendo che il Kriya Yoga o una tecnica simile erano conosciute e praticate anche da molti santi cristiani e dallo stesso Gesù Cristo.
 
Il Kriya Yoga è, potremmo dire, una forma speciale di Raja Yoga, basata sull’osservazione degli stessi princìpi, gli otto rami dell’Ashtanga: Yama, Nyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi.
La particolarità del Kriya consiste nelle sue tecniche suddivise in diversi livelli che permettono di lavorare in modo completo e graduale sul corpo e sulla mente: un livello iniziale in cui si imparano degli esercizi di ricarica energetica messi a punto da Yogananda per rifornire i tessuti del corpo, i muscoli e gli organi di energia fresca e vitale “Prana”, aiutando al tempo stesso a sviluppare la forza di volontà e la concentrazione.
L’altra tecnica che viene insegnata all’inizio è una forma di concentrazione basata sull’osservazione del respiro naturale abbinata alla ripetizione di un mantra. Solo questa pratica di per sé, ha detto Yogananda, può portare al Samadhi. Inoltre l’esperienza e l’abilità in essa sono necessarie per riuscire nelle tecniche più avanzate del Kriya che richiedono un’elevata capacità di concentrazione. La terza tecnica che viene insegnata è una forma di meditazione basata sull’ascolto del suono “Om”.
La pratica regolare di queste tecniche nel giro di alcuni mesi porterà lo studente ad essere pronto a ricevere le tecniche per le pratiche avanzate. Queste constano di quattro livelli e di esse la prima, la più importante, è basata su un pranayama che permette di far circolare l’energia su e giù nella spina dorsale astrale, permettendo in questo modo di magnetizzarla e gradualmente di portare l’energia in alto verso l’occhio spirituale.
Le tecniche avanzate del Kriya vengono tramandate da maestro a discepolo oralmente e in forma diretta, e per un’antica regola yogica non possono essere divulgate. A tale fine esse vengono trasmesse attraverso un’iniziazione da un Kriyacharya autorizzato dalla SRF, da Swami Kriyananda o da Roy Eugene Davis.
 
Il Kriya Yoga è quindi una via classica e scientifica che permette di ottenere uno sviluppo completo dell’essere umano, rafforzando e ripulendo il tempio corporeo, migliorandone l’efficienza e l’abilità di concentrazione, potenziando la volontà e aiutando l’essere umano ad ottenere un’integrazione completa con sé stesso e il mondo circostante, permettendogli di raggiungere eventualmente il fine ultimo dello yoga: la realizzazione del Sé e quindi l’unione con l’Infinito.
 
E’ consigliabile per chiunque volesse intraprendere il cammino del Kriya Yoga leggere “Autobiografia di uno Yogi” di Paramahansa Yogananda, che, oltre a raccontare la sua incredibile storia, ci porta esempi importanti di grandi maestri realizzati del Kriya Yoga.

Babaji

 

Babaji è un Maestro illuminato considerato un Mahavatar (una grande incarnazione di Dio) e una reincarnazione di Krishna.

 

Il titolo Babaji significa riverito o santo padre.
Per secoli sono state raccontate in India le storie di questo santo immortale, uno dei tanti che rimangono eternamente giovani e il cui ruolo è lavorare per la graduale ascesa evolutiva della coscienza del pianeta. Egli è un essere perfetto, un vero siddha che non ha legami karmici con il mondo, ma che rimane in un corpo sul piano terreno per agire come un canale, attraverso il quale la luce e la potenza di Dio possa fluire nella coscienza umana e del mondo. 

Babaji è il maestro illuminato che iniziò Lahiri Mahasaya al kriya yoga e chiese al suo discepolo, appena risvegliato, di ritornare in seno alla società e insegnare agli altri la scienza segreta. Tutto ciò avvenne nell'autunno del 1861 nel nord dell'India, nella zona di montagna vicino a Badrinarayan, non lontano dal confine con il Nepal.
La sua esistenza è stata resa nota al mondo da Paramahansa Yogananda nel suo libro "Autobiografia di uno yogi". 

 

Jesus Christ

 

Secondo la tradizione del Kriya Yoga, fu Gesù Cristo a chiedere a Babaji di inviare una persona in occidente per insegnare ai devoti cristiani le tecniche scientifiche per arrivare alla realizzazione di Dio.

 

Yogananda diceva per questo che Gesù Cristo era, insieme a Babaji, il primo Guru di questa tradizione e molti suoi insegnamenti erano volti a dimostrare le affinità tra la tradizione vedica indiana e quella cristiana originale, soprattutto tra la Bhagavad Gita ed il Vangelo.

 

Lahiri Mahasaya

 

Lahiri Mahasaya (Shyama Charan Lahiree 1828 - 1895) fu il guru del kriya yoga che nel 1861 fu iniziato da Babaji a questa antica scienza spirituale e che ne iniziò la diffusione nell'epoca moderna.

 

Suo grande merito fu quello di chiedere a Babaji di poter iniziare al Kriya non solo sannyasi e i rinuncianti al mondo, ma anche le persone comuni che avessero espresso un sincero desiderio di trovare Dio. Impiegato nelle ferrovie indiane nella vita di tutti i giorni, Lahiri Mahasaya visse con sua moglie e i suoi cinque figli a Benares, dove iniziò personalmente molti sinceri ricercatori spirituali al kriya, ai quali insegnò a vivere nel mondo e a dedicarsi fedelmente alle loro pratiche spirituali. 
Egli fu uno yogi perfettamente realizzato che ebbe tra i suoi discepoli grandissime figure spirituali come Swami Sri Yukteswar, Swami Pranabananda, Swami Keshavananda, Sri Shastri Mahasaya e Ram Gopal.